E quindi? Quindi bisogna armarsi di coraggio e tenacia e ripensare il modo di pensare l’organizzazione...

uscendo dalla zona di comfort dell’agire veloce, del decidere seccamente, o dell’eseguire abitudinario automatizzato. Gli ebrei vivevano una religione bene organizzata, piena di riti e regole chiare che guidavano la pratica giornaliera in ogni aspetto, dai pasti alle abluzioni ai rapporti sociali. Una organizzazione così forte da conferire una robusta identità ad un popolo nato nomade e diventato così coeso da resistere anche alla occupazione romana, così come resisterà secoli dopo alla diaspora e all’antisemitismo. Poi venne uno che non si mise a discutere di singoli regole e riti ma mise in discussione il fondamento che dava senso all’insieme di tuto ciò: uno strano individuo per cui dio non era il creatore onnipotente e terribile che aveva eletto un popolo a figlio prediletto rendendolo così superiore agli altri popoli, ma era il padre buono di tutti, pronto al perdono, impotente dinnanzi alla libertà, aperto a ogni essere vivente. Dunque una organizzazione basata sulla legge e sulla colpa da espiare in cambio della superiorità di un popolo figlio unico di dio non era più pensabile. E, sia pure con qualche decennio di tempo, le comunità cristiane finiscono con l’abbandonare il modello organizzativo della sinagoga e della società ebraica, sono respinti dalla loro etnia come miscredenti, e danno luogo ad una organizzazione totalmente diversa di comunità aperte e flessibili, almeno fino al colpo di genio di Costantino da cui rinasce una organizzazione fortemente verticista, basata sul senso di colpa e su una gerarchia che media il rapporto con il padre tornato ad essere il dio onnipotente e giudice punitore.

Per cercare di prendere le distanze e tentare di intravvedere la foresta oltre gli alberi...

proviamo a considerare come e quanto spesso viene utilizzata la parola “organizzare/organizzazione” nel nostro linguaggio. Noi diciamo “devo organizzare la giornata/la settimana/le vacanze”, e diciamo anche che “quella è una persona bene organizzata”, o anche che “l’albergo ha una buona organizzazione”. Si può “organizzare un evento, una conferenza, un incontro politico” come si può “organizzare una campagna bellica” o una strategia di corteggiamento”. Parliamo di “organizzazioni internazionali”, di “organizzazione statale/pubblica o di organizzazione privata”. 

Per noi “organizzato” è sinonimo di cosa buona perché ordinata ed efficiente, “funzionante”.

Di contro “disorganizzato” è sinonimo di disordine e di inefficienza. Per noi una cosa “organizzata” è anche bella e moralmente positiva mentre “disorganizzato” è associato a debolezza o colpevolezza, a qualcosa di disarmonico e sgradevole e anche moralmente discutibile. Una persona “bene organizzata” è affidabile, efficiente, intelligente e corretta. Una persona “disorganizzata” è sinonimo di poco affidabile, inefficiente, poco razionale e tendenzialmente poco rispettosa delle regole.

Per approfondimenti visita execohr.it/human-side-metrics

Secondo intervento del Prof G. Siri sulla necessità di ri-organizzare la nostra visione dell’organizzazione.